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La collezione di tè |
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Bollitori e Samovar |
Bere il tè è un'arte. Bisogna annusarlo, assaporarlo e abbinarlo a dovere a dolci che cambiano di stagione in stagione, assecondando il ciclo della vita. È un rituale antico studiato per ritrovare armonia con se stessi e a concedersi del tempo, un autentico lusso per gli occidentali dei tempi moderni. Occorrerebbe imparare dai popoli orientali che per tradizione dedicano giornate intere alla cerimonia del tè (in giapponese cha-no-you) rispettando regole immutabili e codici tramandati da secoli. Per sperimentare la cerimonia del tè non serve necessariamente andare fino in Giappone.
A Raddusa, insospettabile centro agricolo immerso nella piana di Catania al confine con la provincia di Enna, conosciuto più per la sua produzione di grano che per le sue tentazioni internazionali, sorge la Casa del tè, un inaspettato angolo d'Oriente nato dalla passione e dalla dedizione di Salvatore Pellegrino, uno dei quattro maestri del té riconosciuti in tutta Italia.
Quando si arriva davanti al civico 45 di via Garibaldi soltanto un cartello in legno annuncia la presenza della casa del te, accolta al primo piano di un'ordinaria abitazione, in tutto e per tutto uguale alle altre. Appena percorse le scale e varcata la porta d'ingresso lo scenario cambia improvvisamente, all'ingresso del paese: si ripongono le scarpe negli appositi scaffali con la punta rivolta verso l'uscita, come vuole la tradizione, e ci si immerge in un altro luogo e in un altro tempo.
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Il maestro del te Salvatore Pellegrino durante una cerimonia |
La sala ospita l'unico museo del genere in Italia. Ci sono i Samovar, i bollitori tipici dell'Europa dell'Est e del Medio Oriente, i mobiletti per le cerimonie, gli abiti tradizionali e zuccheri che la vostra mente non può neppure sospettare. In mezzo alla collezione di 500 teiere provenienti dalla città di Yixing, a bicchieri da tè arabi, a tazze indiane, cinesi e giapponesi si scopre qualcosa di autenticamente siciliano: un'enorme teiera e una tazza da tè forgiate dalle abili mani dei ceramisti di Caltagirone che sono valse al museo l'accesso al Guinness dei primati per la seconda volta (l'altro record deriva dalla collezione di oltre 600 varietà di tè provenienti da tutto il mondo).
Ogni angolo della sala, concepita secondo i principi della bioarchitettura e del fengshui, ha un suo perché: le finestre tutte esposte ad Est per accogliere l'energia del sole, la trave posta sulla scala, piccola e asimmetrica, che costringe i visitatori ad abbassarsi a simboleggiare le tortuosità che ciascuno incontra nella vita, le ondulazioni del parquet che donano un leggero massaggio al piede scalzo, i tubi che scorrono sotto il pavimento per incamerare l'elettrostaticità che si accumula durante il giorno e scaricarla di sera con uno scroscio d'acqua.
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Tè prodotti nella piantagione di Raddusa |
La Cerimonia del Tè è un'esperienza sempre nuova. La tavola è apparecchiata in modo diverso seguendo il ritmo delle stagioni che nel calendario Zen sono dodici. Di volta in volta cambiano i colori, i fiori e i dolci da abbinare a Sua Maestà il tè: dai datteri ripieni alle cialde di crespino, una bacca che si trova anche sull'Etna, dalle praline fatte di farina di riso e fagioli azuki all'uva sultanina proveniente dalla Turchia e alle gallette di riso alla soia. Tè e tisane sono prodotti nella piantagione sperimentale realizzata accanto alla casa-museo e sono assaporati lentamente seguendo regole e rituali che il maestro di cerimonia non esiterà a spiegare.
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