![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrE9SEh6FhF7OMnLxk6HTnK5OuoIAhDPJL2RqOrJ5GApSFAZ0KGKEvoKBSsnr-qI0NRlVsqQRHZj3wkxglbgvZqhUvZpImBXZP2tJ16JCxA8c75PSTjSZ2K3YIESrhJ2vdUawDsfuV2zUB/s320/grande_fratello.bmp)
Il Grande fratello è qui tra noi. Non serve abbandonarsi all'immaginazione stuzzicata dalle pagine di Orwell, né appiccicarsi allo schermo tv per curiosare nella ‘casa più spiata d’Italia’. Ormai basta collegarsi a un qualsiasi social network farci i fatti degli altri, che lo vogliamo o no. Lo sappiamo bene, un po' la situazione ci solletica e non ci capacitiamo del conto che prima o poi saremo chiamati a pagare. E così, ignari delle conseguenze, ci lanciamo nell’eterno flusso di comunicazione che di questi tempi invade ogni spazio e ogni momento della nostra giornata, travolti da un sovraccarico di informazioni di cui, francamente, potremmo fare decisamente a meno. Ma, al di là dei piccoli fastidi quotidiani tradotti in ex rompiscatole e in colleghi ficcanaso, questa bramosia del dire può determinare anche guai più seri. Vedi il dipendente licenziato perché anziché trovarsi a casa con la febbre se la spassa in barca a vela oppure
il chiacchierone derubato dopo aver pubblicato un post in cui annuncia il suo imminente viaggio come riporta un articolo pubblicato su
La Stampa.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEegYbnT88BgvgAnmbHJxR4W-7BIN13utlqd2kGZFhRWm8Pd90p1tnqg_1kPogM76rNSlUdxPY60vzm6zZ75jDryj0RdFmMLx0EVSzdoOCaAibD7ayuDriMkRnmSXl6OaxDVt4pSR5BDde/s320/social_network.bmp)
Insomma, ci sono quelli che non riescono a trattanersi e spifferano dettagli che dovrebbero rimanere protetti da occhi e orecchie indiscrete, ci sono altri che si ritrovano vittime della rete di semi-spionaggio architettata da questi strumenti, potenzialmente infernali se non si fa un po’ attenzione a proteggere, ringhiando se necessario, la propria privacy. Giusto per fare un esempio: Facebook ha messo a punto anche un nuovo strumento, chiamato
"Places", che permette ai membri della comunità virtuale di condividere automaticamente la loro posizione geografica e controllare chi c'è in zona (in
questo link le istruzioni per disattivarlo). Qualcosa di simile è già nelle mani di Ggoogle e di Twitter. Mentre la smania di comunicare dilaga nell'epidemia (interessante
questa riflessione che analizza anche il cambiamento di abitudini ai tempi di Internet, dagli approcci timidi con il ricorso a nickname all'esibizionismo puro) negli Stati Uniti fioriscono i siti provocatori (
http://icanstalku.com/ oppure
http://pleaserobme.com/) per mettere in guardia, anche in maniera provocatoria, sui pericoli che si corrono. E per rendersi conto che un po' di mistero, a volte, non guasta...