giovedì 18 novembre 2010

Reza, un fotografo di pace. Pure a Librino

Quando gli si chiede se ha paura, lui risponde con un'alzata di spalle e altre due domande: di che cosa? lei ha paura nella sua vita? Come se vivere la guerra in prima persona, esserne un testimone privilegiato e sperimentarne giorno dopo giorno i rischi e le atrocità, fosse la cosa più normale del mondo. Se fosse stato qualcun altro a dirlo, qualche dubbio sull'autenticità di quelle frasi poteva sorgere. Ma se a pronunciarle è Reza Deghati non puoi far altro che credergli sulla parola.
Reza è un pluripremiato fotoreporter iraniano costretto a lasciare il suo paese per via della sua attività di denuncia che gli costò pure cinque mesi di torture da parte dei servizi segreti. Oggi è un cittadino naturalizzato francese.  


Massoud visto da Reza
Ha 58 anni ma già quando ne aveva 14 aveva capito che la sua strada era la fotografia e l'ha percorsa fino a divenire uno dei più apprezzati professionisti del National Geographic, colui che ha raccontato le guerre, le ingiustizie e l'anima di interi popoli o di singoli uomini. Uomini come Ahmad Shah Massoud, il leader dei Mujaheddin che si mise a capo dell'Alleanza del Nord per liberare l'Afghanistan dagli invasori sovietici. Suo è il ritratto probabilmente più bello ed espressivo del leone del Panshir.
Da una terra di frontiera e di disagio come lo è quella afgana il suo impegno si è esteso negli ultimi tempi a un quartiere dell'Occidente moderno che vive anch'esso, con le dovute proporzioni, in mezzo al degrado e circondato dai pregiudizi. E' Librino, città satellite di Catania, rione dormitorio da 80 mila abitanti dove le strade e i palazzi sono tutti uguali, i negozi sono pochi ed essenziali e scarsi, se non inesistenti, pure i servizi.
Reza ha infatti accolto l'invito lanciato da Antonio Presti della fondazione Fiumara d'arte a condurre un laboratorio fotografico che sfocerà poi nella realizzazione di un museo a cielo aperto che avrà come tele le anonime facciate degli edifici di Librino. Un progetto dai grandi numeri, quello di Antonio Presti che a Librino ha già fatto realizzare la Porta della Bellezza, trasformando un vecchio muraglione in cemento armato in un'opera d'arte  ornata da 9 mila manufatti in terracotta. «Coinvolgerà 30 mila persone, 100 bambini scelti dalle realtà attive del quartiere dovranno contattare 300 persone ciascuno - afferma il mecenate -. Le persone coinvolte verranno fotografate, e le foto andranno a formare una grande mostra in Piazza dell'Elefante. Questo grande archivio fotografico sarà realizzato dai 40 fotografi siciliani scelti in questi mesi».

2 commenti:

  1. massoud una persona splendida per questo gli americani lo hanno ucciso

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  2. Ciao Carla e grazie della visita. Non conosco in profondità la storia di Massoud per cui non mi sento di esprimere giudizi. Di certo c'è che questa foto è strepitosa per l'emozione che riesce a trasmettere. A presto.

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