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lunedì 21 febbraio 2011

La città della gioia: lo slum oltre le apparenze

Una delle poche immagini di Anand Nagar reperibili
sul Web/ Foto di Sandrine Cohen
Anand Nagar è il rifugio degli ultimi, dei parìa, dei lebbrosi, di chi è costretto - dalla sventura o dal karma, a seconda dei punti di vista - a vivere in quella miseria che è il terreno su cui ancora oggi poggiano le metropoli indiane.
Anand Nagar è la "città della gioia" anche se è difficile immaginare un simile stato d'animo in mezzo a quelle strade miste di fango ed escrementi dove uomini, donne e bambini si contendono lo spazio con topi, mosche, zanzare e scorpioni, dove il fetore delle fogne a cielo aperto è tutt'uno con l'aria,  dove intere famiglie si accalcano in ristretti tuguri di pochi metri quadrati. Era così, almeno, vent'anni fa.

Risciò walla
Negli anni Ottanta da queste parti dell'India, ma anche altrove nel subcontinente asiatico, chi è fortunato riesce a conquistare un posto tra le stanghe di un risciò per guadagnare qualche rupia sgobbando come uomo cavallo in mezzo all'asfissiante calura della lunga estate tropicale e  ai fiumi tumultuosi in cui si trasformano le vie di Calcutta nella stagione dei monsoni. Altri si guadagnano la sopravvivenza raccattando bucce e scarti di ogni genere tra i cassonetti dell'immondizia o nelle discariche, gli uomini si concedono l'euforia dell'alcol con il bangla, un liquore altamente tossico derivato dalla fermentazione di rifiuti, tutti masticano il betel cha arrossa i denti e contribuisce a dare una sensazione di sazietà a quei poveri stomaci da un pasto al giorno, se tutto va bene. C'è chi vende il proprio sangue e persino le ossa, dopo la morte, per pagare gli usurai.
Perché qui la vita è breve. Denutrizione, infezioni, malattie, alcune delle quali sarebbero facilmente curabili in Occidente con farmaci di routine, sono sempre in agguato e nella "Città della gioia" di Calcutta, lo slum raccontato nella straziante testimonianza dello scrittore francese Dominque Lapierre che lo frequentò negli anni Ottanta, il confine tra la vita e la morte non fa poi così paura. Oltrepassarlo a volte è una liberazione nella speranza indù di incarnarsi in un essere con un karma migliore.   E forse anche per questo gli abitanti di Anand Nagar non sono poi così disperati come le loro condizioni di vita lascerebbero immaginare. Sono solidali gli uni con gli altri, riescono a sorridere, nonostante tutto, fanno l'amore, mettono al mondo figli. E' gente coraggiosa, quella dei bassifondi di Calcutta, che attraverso questo libro dà a noi tutti una meravigliosa lezione di vita.

Grazie ai proventi del libro e poi alle donazioni dei lettori e di uomini e donne di buona volontà, Dominique Lapierre e sua moglie hanno istituito una fondazione per aiutare i poveri di Calcutta e dei villaggi del delta del Gange. Hanno messo su una rete di cliniche, scuole, centri di riabilitazione e ospedali galleggianti che ha contribuito a migliorare le condizioni di vita di migliaia di indiani poveri. Per contribuire alla causa ecco il link.  

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La città della gioia di Dominique Lapierre
Mondadori (Oscar Bestseller)
Pubblicato l'1 gennaio 1996
Prezzo: 10 euro





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