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martedì 14 settembre 2010

Quel fascino perduto della privacy

Il Grande fratello è qui tra noi. Non serve abbandonarsi all'immaginazione stuzzicata dalle pagine di Orwell, né appiccicarsi allo schermo tv per curiosare nella ‘casa più spiata d’Italia’. Ormai basta collegarsi a un qualsiasi social network farci i fatti degli altri, che lo vogliamo o no. Lo sappiamo bene, un po' la situazione ci solletica e non ci capacitiamo del conto che prima o poi saremo chiamati a pagare. E così, ignari delle conseguenze, ci lanciamo nell’eterno flusso di comunicazione che di questi tempi invade ogni spazio e ogni momento della nostra giornata, travolti da un sovraccarico di informazioni di cui, francamente, potremmo fare decisamente a meno. Ma, al di là dei piccoli fastidi quotidiani tradotti in ex rompiscatole e in colleghi ficcanaso, questa bramosia del dire può determinare anche guai più seri. Vedi il dipendente licenziato perché anziché trovarsi a casa con la febbre se la spassa in barca a vela oppure il chiacchierone derubato dopo aver pubblicato un post in cui annuncia il suo imminente viaggio come riporta un articolo pubblicato su La Stampa.  
Insomma, ci sono quelli che non riescono a trattanersi e spifferano dettagli che dovrebbero rimanere protetti da occhi e orecchie indiscrete,  ci sono altri che si ritrovano vittime della rete di semi-spionaggio architettata da questi strumenti, potenzialmente infernali se non si fa un po’ attenzione a proteggere, ringhiando se necessario, la propria privacy. Giusto per fare un esempio:  Facebook ha messo a punto anche un nuovo strumento, chiamato "Places", che permette ai membri della comunità virtuale di condividere automaticamente la loro posizione geografica e controllare chi c'è in zona (in questo link le istruzioni per disattivarlo). Qualcosa di simile è già nelle mani di Ggoogle e di Twitter. Mentre la smania di comunicare dilaga nell'epidemia (interessante questa riflessione che analizza anche il cambiamento di abitudini ai tempi di Internet, dagli approcci timidi con il ricorso a nickname  all'esibizionismo puro)  negli Stati Uniti fioriscono i siti provocatori (http://icanstalku.com/   oppure http://pleaserobme.com/) per mettere in guardia, anche in maniera provocatoria, sui pericoli che si corrono. E per rendersi conto che un po' di mistero, a volte, non guasta...

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