Un volto scolpito dal maestro Mariano Pietrini |
Osserva il verde intenso della chioma degli alberi, ascolta il vento frusciare tra i rami e gli uccelli cinguettare, odora il profumo delle erbe selvatiche, degli eucalipti, dei pini e nel frattempo lasciati cullare dalla quiete di un luogo creato appositamente per donare ristoro ed incantare.
Eccoci arrivati al Parco Museo Jalari, un angolo di paradiso incastonato sui monti Peloritani a pochi chilometri da Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese. Lì dove un tempo esisteva solo un ammasso di pietre, un terreno arido, buono a nulla, che i vecchi proprietari vendettero per poche lire considerato che non andava bene né per costruire né per coltivare, i fratelli Mariano e Salvatore Pietrini hanno saputo ricreare il loro Eden. E proprio quelle pietre apparentemente inutili e ingombranti sono diventate il fiore all’occhiello, il tratto distintivo di un museo a cielo aperto che ogni anno accoglie 20 mila visitatori contando soprattutto sulle gite scolastiche e sui turisti stranieri.
La vicina Castroreale vista dal Parco Jalari |
Jalari si chiamano questi massi tipici della zona incastonata tra i Peloritani e i Nebrodi, un termine che in arabo significa pietre luccicanti. Mariano Pietrini, 65 anni, commercialista di professione ma artista per vocazione, ne ha scolpite a migliaia ricavando fontane, forme e volti dai lineamenti primitivi, esprimendo gioia e dolore e tracciando un percorso di manufatti artistici che conducono dal viale della confusione a quello dei sogni passando attraverso terrazze che si affacciano sull’infinito e salite che si inerpicano all’interno del Parco Jalari, sovrastati dalle chiome di oltre 40mila alberi.
Il parco museo è un mondo a parte. Varcata la soglia di ingresso che si affaccia sui suoi 35 ettari di vegetazione e costruzioni realizzate secondo i principi della bioarchitettura si perde la cognizione del tempo, si ha la sensazione di ritrovarsi in un universo parallelo dove la natura, nonostante la presenza dell’uomo, riesce a seguire ancora i suoi ritmi e dove l’energia deriva dalle rocce che assumono anche la forma di letti di pietra, “sintesi tra l’energia cosmica e l’energia della terra”, un invito a ricaricarsi rivolto al visitatore che qui può distendersi e rigenerarsi. Mariano Pietrini crede fermamente nell’energia delle pietre e della natura e a questa convinzione ha dedicato la sua arte, dandone prova a Jalari, che lui definisce “La montagna parlante, la Piramide di Luce del terzo millennio”. “Per visitare il Parco - sostiene - si impiega al primo impatto circa tre ore, ma chi entra in questa stupenda, meravigliosa realtà, ne rimane affascinato per sempre”.
Il Grande libro di Pietra |
Ci sono angoli in cui la spiritualità del luogo si sposa con la tradizione: nel percorso che va dal “viale della confusione” fino su in cima al “viale dell’energia” dove si trovano il Grande libro di Pietra (un’intera parete scolpita di mille 500 metri quadrati) e la chiesa arcaica, sono disseminate 42 botteghe di arti e mestieri d’un tempo, che raccolgono 15 mila reperti, arnesi e utensili usati dagli uomini e dalle donne siciliane fino a non molti anni fa.
Il parco museo Jalari è una struttura privata realizzata dieci anni fa senza accedere a finanziamenti pubblici.
Una scultura e il mar Tirreno sullo sfondo |
Come arrivare: autostrada A20 Messina Palermo, uscita Barcellona Pozzo di Gotto, seguire la strada statale 113 e le indicazioni per frazione Maloto.
Nessun commento:
Posta un commento